Esistono momenti in cui qualcosa si muove dentro di noi prima ancora che accada fuori. Un déjà-vu che ci coglie impreparati, la sensazione che “questo lo avevo già vissuto”, e non parliamo di semplice somiglianza. A volte è un’immagine nitida. A volte un odore, una voce, un frammento di tempo che ritorna. La scienza lo chiama “errore della memoria”, ma chi lavora da anni nel mondo delle energie sottili sa che nulla è davvero casuale.
I déjà-vu, le premonizioni, le “strane coincidenze” che sembrano messaggi scritti nell’aria… sono frammenti di connessioni tra piani di coscienza. Segnali che arrivano da dimensioni che non vediamo, ma che ci attraversano in ogni istante.
Quante volte hai sentito che a qualcuno a te caro stava per accadere qualcosa?
Quante volte il cuore ti ha tremato senza motivo, e poi la notizia è arrivata?
Ci è stato insegnato a dubitare di queste percezioni.
Ma io, invece, le studio. Le raccolgo. Le rispetto.
Perché fanno parte di quella rete energetica sottile in cui tutto è già connesso.
Molto prima che qualcosa si manifesti nella materia, si agita nell’invisibile.
Le energie si muovono come onde, si sovrappongono, si spostano da cuore a cuore, da mente a mente.
E poi ci sono loro.
Quelli che chiamiamo angeli, demoni, spiriti, entità. Nomi umani, parole simboliche, ma la verità è più ampia. Sono presenze di altri livelli, intelligenze che comunicano con noi da dimensioni diverse.
A volte ci proteggono.
A volte ci mettono alla prova.
A volte ci chiedono solo di ascoltare.
Non servono rituali complicati per percepirli.
Basta il silenzio. Basta l’intento.
Basta accettare che l’universo è molto più di ciò che vediamo.
Ogni segno, ogni piccola “anomalia” nella realtà quotidiana, un oggetto che cade senza motivo, una luce che si accende, un numero che si ripete, un sogno che lascia il cuore inquieto, può essere una soglia sottile che si apre.
Il collegamento tra questi fenomeni non è fantasia: è la prova che siamo immersi in un sistema vivente e intelligente. Un campo che risponde, parla, avverte.
Io non cerco di controllarlo. Cerco di imparare a riconoscerlo.
Ogni consulto che faccio, ogni rituale, ogni parola detta nel momento giusto, è frutto di questo ascolto.
Non ho verità assolute.
Ho strumenti, intuizioni, presenza.
E ogni giorno, in silenzio, provo a capire un po di più di questa architettura invisibile che ci guida, ci unisce, ci ama… anche quando sembra non esserci nessuno.
